Thursday, December 22, 2005

Torino, periferia nord, oggi

tramonto 22dicembre


io non guardo il tramonto
sentendo le voci
penso solo che dio
ha un grande impianto luci


afterhours

Come in salita, come in marcia

Tieni duro, partigiano.
Tieni duro, ricciola.

Affinità


Cavoletto et moi stiamo leggendo lo stesso libro.
A me lo ha regalato la mia samina con una dedica splendida, e mi è carissimo.

Tuesday, December 20, 2005

Una gatta e un biondino

Sul tappeto con un trenino di legno.
Si, si, si.

Monday, December 19, 2005

King Kong



Troppo, non siamo più abituati.
Troppo grosso, troppo lungo, troppo denso, troppo pieno.
Imperfetto, può darsi: facile trovarne di migliori per attori, sceneggiatura, regia e anche effetti speciali.

E’ un giocattolone, forse un po’inutile (forse: nella metafora di questa forza brutale scatenata per ingordigia dall’uomo occidentale ci si può vedere molto di contemporaneo…).

Ma non me ne importa nulla.
Come Titanic, questo è uno di quei film in cui nel buio della sala tu senti gli scricchiolii della giungla dell’isola del teschio, e “sei” nella giungla.

Bellissima la scena in cui Ann e Kong ballano sul ghiaccio a Central Park.
Bellissima la visione della città con Kong vincitore per un solo attimo sulla cima dell’Empire (anche questa, una bella metafora).

Ora riposa, scimmione.

Friday, December 16, 2005

E' Arrrivato!!!!!!

Con larghissimo anticipo, è arrivato il mio auto-regalo di natale!!!!!! YUPPI!!!!!!!!

http://shop.lomography.com/fisheyecamera/

Thursday, December 15, 2005

I giorni perduti

Tanti anni fa avevo un capo con tanti difetti e un pregio.
Il pregio era quello di passarci foglietti battuti a macchina, con scritte cose su cui pensare.
Questo me lo sono sempre tenuto vicino.

"Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion.

Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all'estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone.

Kazirra scese dall'auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel botro; che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.

Si avvicinò all'uomo e gli chiese:

- Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste casse?

Quello lo guardò e sorrise:

- Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni.
- Che giorni?
- I giorni tuoi.
- I miei giorni?
- I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?

Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo Graziella la sua fidanzata che se n'andava per sempre. E lui neppure la chiamava.

Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.

Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk il fedele mastino che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare.

Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere.

- Signore! - gridò Kazirra. - Mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole.

Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell'aria, e all'istante scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. E l'ombra della notte scendeva."

Dino Buzzati, "I giorni perduti", in 180 racconti, Milano, Mondadori.

Vigilia di vacanze...



"I want to break free
I want to break free
I want to break free from your lies
You're so self satisfied
I don't need youuuuuuuuuuuu
I've got to break free

God knows
God knows I want to break free"

Wednesday, December 14, 2005

Improvvisamente ho capito

che sono un fotografo cane che sono ingrassata che se non mi sbrigo a prendere un regalo a chi manca, mancherà un regalo che è da almeno 10 giorni che non studio e lunedì c'è il corso che non sto preparando niente per l'Egitto che ho una telefonata importante da fare e sono bloccata.

AAAAAAAAGGGGGGHHHH!!!!!!!!
vado a correre per svegliarmi.

Monday, December 12, 2005

Regalo!!!!

regalo dell'anno

Ieri una piccola anteprima di Natale, e un regalo Bauhaus, e tanti altri regali pieni di cuore. Vi voglio bene!!!!

Friday, December 09, 2005

Lesson Learned

Non faccio moralismi che non è il caso, essendo io una vacanziera seriale convinta, però mi viene da ridere.

Perchè è buffo constatare che alla domanda "fai ilponte?" di fronte al capo io ho risposto senza ritegno "SI ECCOME, VADO A SCIARE!" i miei colleghi "NO, HO TANTO DA FARE, SARO' AL LAVORO, PREFERISCO NON ABBANDONARE LA SITUAZIONE CONTINGENTE ETC ETC ETC".

Bene: oggi è il giorno del ponte, io last minute ho deciso di venire, e sono COMPLETAMENTE SOLA.
E so cosa rispondere la prossima volta al capo.

;-)

Vagabondaggio canavese

Sono riuscita a incastrare la produzione di 1 kg di biscotti speziati tra tutti i progetti deragliati che mi assillano in questo momento, e che mi stanno facendo saltare il ponte.

La cuoca e i biscotti

Ieri abbiamo passato una giornata bellissima in visita agli zii canavesani, personaggi da sballo alle prese con la vigna, l'orto, la caccia, le api e il colesterolo.
Di tutto ciò si discute a tavola, mangiando zuppa di fagioli e cotenna "dal previ", pelle di maiale cotta per almeno 6 ore nella terracotta.

Lo zio giovanni ha scoperto dalle analisi di avere avuto un infarto, non si sa quando, non se n'è accorto.
Quando il dottore gli ha detto di non superare un bicchiere di barbera a pasto si è procurato un bicchiere da mezzolitro, e ha la coscienza pulita (1000 punti zio giovanni!).

Abbiamo poi fatto un giretto al cimitero più bello del mondo (ex-aequo con quello di Maimarà in Argentina), a Rocca Canavese, un cimiterino che è costruito come il purgatorio di Dante: una collina a gradoni concentrici in mezzo alla campagna, un posto piacevole, arioso, ordinato ma bizzarro, somma e contrario di tutti gli archetipi cimiteriali.

Sto diventando come mia madre, mi piace andare a vedere i cimiteri: sarà il caso di preoccuparsi?

Rocca Canavese

Wednesday, December 07, 2005

La Stampa / 7 dicembre

«Scappavano, inseguiti dai manganelli»
Carlo Grande de La Stampa ha assistito al blitz della scorsa notte a Venaus


7/12/2005
di Carlo Grande


VENAUS. Sono arrivato a Venaus a mezzanotte, invitato da un amico che suona la fisarmonica, un quarantenne esile e pacifico. A un blocco la polizia mi ha indicato la strada. Ho chiesto se gli davano il cambio per la notte, hanno detto di sì.

Ho augurato loro buona nottata. Ho raggiunto l’amico al presidio Anti-Tav, superando a piedi altri agenti a un blocco di polizia, che mi hanno semplicemente ignorato. Ho varcato le «barricate» vicino alla strada, una rete sbilenca e qualche ramaglia, niente di inespugnabile, passando davanti alla baracca della Pro Loco. Sono salito nei prati 200 metri più in alto, sotto i piloni dell’autostrada, vicino a un’altra barriera simile. Siamo rimasti un paio d’ore vicino al fuoco a parlare, un bicchiere di vino, un po’ di musica, gli anziani cantavano canzoni degli alpini. Non ho sentito discorsi facinorosi, faceva freddo, la gente era tranquilla, c’erano una dozzina tra ragazzi, ragazze, sessanta-settantenni della vallata, una signora assessore ad Avigliana. Dall’altra parte un gruppetto di finanzieri parlottavano e si scaldavano a un fuoco. Alle 2,30 io e l’amico siamo scesi alla baracca della Pro Loco per sgranchirci e scaldarci.

Abbiamo attraversato i prati, c’erano una decina di tende, avrò visto in tutto una trentina di persone che dormivano, parlavano, suonavano la chitarra. Una donna aveva un collare medico. Non pareva gente facinorosa, nessuna agitazione, teste calde, tipi con l’aria e la grinta da antagonisti anarchici. Nella baracca (una dozzina di persone) è giunta voce che fuori c’erano movimenti, forse si preparavano a entrare. «Se caricano cosa facciamo?», ha detto uno. «Cosa vuoi fare? Chiamiamo gli altri dai paesi, ma a quest’ora siamo pochi. Se entrano ce ne andiamo» ha detto un altro. Poco dopo le tre siamo usciti sulla stradina e siamo andati verso la macchina a prendere una pila.

Siamo ripassati vicino ad alcuni agenti, ci siamo salutati, ci hanno detto ridendo «Ci avete circondati», «che fame» hanno aggiunto, «Volete un panino?» ho chiesto, «Sono a dieta», ha risposto con un mezzo sorriso. Siamo passati davanti a una ventina di altri agenti col passamontagna nero, ci hanno seguiti ostentatamente con lo sguardo, aria molto ma molto arrabbiata. Da una stradina fra i boschi all’improvviso è piombata una colonna di camionette e furgoni, una settantina, ci hanno superati hanno inchiodato davanti alla «barricata», sono scesi centinaia di agenti in tute antisommossa, scudi, manganelli, elmetti, spazzata la barricata sono entrati dimenando i manganelli. Mi sono avvicinato, in mezzo agli agenti che continuavano ad affluire e facevano «cordone», sono entrato nel presidio restando sulla stradina, fuori dalla mischia.

Nei prati sentivo urlare, vedevo gente correre, inseguita da agenti. Un ragazzo scendeva barcollando, urlava: «Bravi!, bella impresa! Non ho detto “ba” e mi avete dato un manganello in faccia». Qualcuno urlava: «Non picchiate la gente», un anziano ha detto «Sono sulla mia terra» (gli anti-Tav erano per lo più su terreni non espropriati, mi hanno detto), hanno manganellato anche lui. Non ho visto scontri, cioè colluttazioni - individuali o di gruppo - con agenti, nessuno che si ribellasse mentre gli mettevano le mani addosso.

Cercavano di proteggersi, di parare i colpi. Ho fatto due passi verso i prati, un agente si è staccato dal cordone di polizia: «Si allontani». Ho fatto alcuni metri più indietro: «Voglio vedere, sono un giornalista», «Non c’è niente da vedere» ha detto. «Ma stanno urlando», «Urlano sempre» ha risposto. Stavo per allontanarmi lungo la strada, lui mi ha raggiunto e afferrato per un braccio: «Adesso vieni qui», mi ha spinto oltre le linee, nella baracca piena di gente: tra loro quattro o cinque ragazzi seduti o sdraiati, sanguinanti, con labbra e fronti spaccate. «Dormivo, mi hanno picchiato» ha detto uno, gli ho chiesto il numero di telefono; la donna col collare era seduta, tremava e piangeva a dirotto, col ghiaccio in testa e sangue sulla fronte. «Una manganellata», ha detto. Le ho fatto coraggio, ho chiesto il suo telefono.

Qualcuno voleva stare davanti alla porta - c’era fumo, mancava l’aria, alcuni anziani stavano male, altri telefonavano alle ambulanze - li hanno spinti dentro con le brutte, anche dalla finestra. Tornata un po’ di calma sono uscito davanti al muro di scudi e manganelli: «Sono un giornalista», ho detto, sono rimasti impassibili. Da dentro non ho sentito insulti ma dei «Vergognatevi», «Potrebbero essere i vostri padri e i vostri nonni, le vostre figlie». C’erano donne-poliziotto in tenuta, lo sguardo fisso. Poi è arrivato il sindaco di Venaus con la fascia tricolore, ho ripetuto «Sono un giornalista», mostrato la tessera, «Quando arriva il comandante», hanno detto. Mezz’ora dopo è arrivato, il sindaco ha chiesto un’ambulanza e di farmi uscire.

Erano le 5. Ho salutato l’amico, gli ho detto di stare calmo (sarebbe rimasto lì fino alle sette con gli altri), sono tornato alla macchina fra centinaia di agenti, che mi hanno ignorato, superando con la tessera l’ultimo blocco. Intanto a pochi metri si ammassava la gente che arrivava da tutta la vallata. Ho visto moltissimi poliziotti tranquilli, corretti. Certo, non quelli che ho visto picchiare gente inerme. Sono sceso lungo l’autostrada alle sei. Nell’altra corsia luci blu di camionette e di ambulanze, che risalivano la valle.

Tuesday, December 06, 2005

Oggi il giornale è uno spasso

Ferilli: "Io e Cattaneo ci frequentiamo e lui non è capace di corteggiarmi"
Per la prima volta, l'attrice romana, in una intervista
a "Gente", ammette una simpatia per l'ex dg della Rai



Al mio paese si direbbe che "si parlano"...

Anarco insurrezionalista valsusina

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Le persone sono migliori dei giornali.

Monday, December 05, 2005

Sabato mattina appena svegli

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Decisamente, dobbiamo comprarci una slitta.

Bastava un'occhiatina allo scarico...

L'idraulico

...non c'era bisogno di smontare tutto!!!!!
(comunque onore al merito: non perde più!!!!!!!!)

Esigenze di servizio

Non ho più la testa per niente.
Tento un promemoria dicembrino:

Multa fisco: pagata
Autovelox: pagato
ICI: prepara i documenti
Regali Natale: a buon punto. Manca la Ori!
Regalo XY: passare domani!!!!!! (se ti dimentichi ti scuoioooo)
Comprare stampini per biscotti: da fare (stasera alla coop, speriamo ci siano)
Comprare zuccherini colorati per biscotti (idem)
Logistica per aeroporto egitto: da fare